ANTICALCARE ELETTRONICO  COME FUNZIONA
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L’energia reattiva in bolletta: perché pagarla?

 

Il costo dell’energia reattiva rappresenta una spesa di trasporto.

 Il fornitore spende di più per trasportare all’utente l’energia attiva, i kWh, quelli che effettivamente il cliente consuma e deve pagare, quanto più energia reattiva è costretto a scambiare. Spende di più perché fornisce al cliente una corrente maggiore che produce perdite nelle linee di distribuzione.

Tali perdite, necessarie per il trasporto, non sono contabilizzate nei kWh misurati dal contatore installato presso l’utente. E’ un po’ come se dovendo consegnare ad un cliente un divano per il trasporto del quale è sufficiente un furgoncino, il cliente “costringesse” il fornitore ad usare un TIR. Il fornitore consegna sempre lo stesso divano ma imputerà al cliente un costo maggiore per il mezzo di trasporto usato.

Molti carichi utilizzatori (impianti) hanno un basso fattore di potenza e richiedono dalla linea più corrente di quanta ne richiederebbero con un fattore di potenza maggiore.

Contrattualmente, si stabilisce un costo aggiuntivo sul prezzo dell’energia, se l’utente lavora con un fattore di potenza inferiore al valore prestabilito (0,9).

 

 

 energia reattiva: cos’è e quanto costa

 

la potenza reattiva viene misurata dal contatore elettronico attraverso la funzione dei 2 led rossi

Quello denominato RA emette un lampeggio ogni Wh consumato (ossia ogni 1000 lampeggi è stato misurato 1 kWh di energia attiva)

 quello denominato RR emette un lampeggio ogni VAh consumato (ogni 1000 lampeggi è stato misurato 1 kVAh di energia reattiva).

 

È energia reattiva quella che viene assorbita da parte di motori, trasformatori, lampade a fluorescenza e via dicendo senza produrre lavoro (solo l’energia attiva produce lavoro).

Il problema è che l’energia reattiva dell’utenza provoca maggiori consumi e impegno sulle linee dell’azienda elettrica, la quale addebita i relativi maggiori costi all’utente tramite penali per basso fattore di potenza Cosfi dell’angolo (Cosfi = coseno di sfasamento tra corrente e tensione).
L’energia reattiva si misura in kvarh e non sono previste penali se il cosfi=0,9, cioè se i kvarh sono inferiori al 50% dei kWh consumati. Se il cosfi è compreso tra 0,9 e 0,8, cioè se i kvarh sono compresi tra il 50% e il 75% dei kWh consumati, vi sono delle penali per ogni kvarh registrato. Quando il cosfi è minore di 0,8, cioè se i kvarh sono superiori al 75% dei kWh consumati, le penali su ogni kvarh registrato sono ancora maggiori.

Per non pagare le penali, l’unico modo è quello di installare dei rifasatori in parallelo all’utenza allo scopo di produrre sul posto la quantità di energia reattiva di cui le apparecchiature hanno bisogno per funzionare.

Per evitare i danni dello sfasamento a carico del fornitore di energia elettrica, l’ente distributore dell’energia ha imposto una serie di clausole contrattuali (i provvedimenti tariffari del CIP n° 12/1984 e n° 26/1989) che obbligano l’utente a rifasare il proprio impianto. Nel dettaglio, per gli impianti in bassa tensione e con potenza impegnata maggiore di 15 kW:

  • se il fattore di potenza medio mensile è inferiore a 0,7 l’utente è obbligato a rifasare l’impianto;

  • se il fattore di potenza medio mensile è compreso tra 0,7 e 0,9 non c’è l’obbligo di rifasare l’impianto ma l’utente paga una penale per energia reattiva;

  • se il fattore di potenza medio mensile è superiore a 0,9 non c’è l’obbligo di rifasare l’impianto e non si paga alcuna quota di energia reattiva.

    Il meccanismo delle penali stimola quindi a l’utente a rifasare almeno fino a un cosfi=0,9. Lo stesso utente potrebbe però avere convenienza a un rifasamento maggiore per via dei benefici che derivano dalle minori perdite e cadute di tensione nel proprio impianto. In ogni caso, il rifasamento deve essere effettuato in modo che l’impianto dell’utente non eroghi, in nessun caso, energia reattiva di tipo capacitivo alla rete.

 

Potenza reattiva nell’impianto? Occhio alla penale in bolletta. Sì perché dal 1° gennaio 2016 sarà più bassa la soglia oltre la quale scatta la penale per la cosiddetta energia reattiva, cioè quella che viene assorbita dai dispositivi (motori, trasformatori, lampade…) ma non produce lavoro ed è solo un peso per il gestore della linea elettrica, il quale ne ribalta in parte il costo sugli utenti. 

Con l’attuazione della delibera 180/2013/R/EEL, la penale per ‘assorbimento eccessivo di potenza reattiva’ scatterà infatti da una percentuale di energia reattiva rispetto all’energia attiva del 33% e non più del 50% come previsto dalle attuali regole.

Cosa significa? Che le imprese faranno meglio a verificare entro il 2015 l’adeguatezza dei propri impianti  i quali dovranno essere tarati con un fattore di potenza cosȹ (si pronuncia cosfi) minimo a 0,95 per non incorrere nella penale.

 

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